Reati societari, fallimentari e tributari

Reati societari, fallimentari e tributari

Reati sociateri

I reati societari sono regolati dal Codice Civile ed in particolare dal titolo IX del libro quinto del Codice Civile (artt. 2621 e ss. c.c.) e trovano prevalente applicazione sia in riferimento alle società che alle realtà consortili, cooperative o gruppi d’impresa.

Tra le fattispecie annoverate nell’ambito dei reati societari vi rientrano, a titolo esemplificativo, quelle ipotesi legate alla trasparenza e correttezza dell’informativa societaria, alla cui protezione sono destinati i reati di false comunicazioni sociali, o al regolare funzionamento delle società (illecita influenza sull’assemblea) e del mercato (aggiotaggio).

Reati fallimentari

I reati fallimentari sono disciplinati all’interno del titolo VI del Regio Decreto 267/1942 (Legge Fallimentare) e coinvolgono da vicino le disposizioni penali legate ad un imprenditore fallito.

In questo senso la legge è volta a tutelare il creditore e a far sì che venga liquidato il debito dovuto allo stato di insolvenza.

Tra le fattispecie annoverate nell’ambito dei reati fallimentari vi rientrano, a titolo esemplificativo, le ipotesi di false comunicazioni sociali, di bancarotta (documentale, patrimoniale e preferenziale, bancarotta semplice, ricettazione fallimentare) oltre alle violazioni fiscali in materia di imposta sui redditi e sul valore aggiunto.

Reati tributari

La normativa di riferimento è contenuta nel D.lgs. 74/2000 che interviene sul settore del diritto penale tributario con l’obiettivo di superare l’impostazione data alla materia dalla legge 515/1982.

Il suddetto D.lgs. 74/2000, tuttavia, ha subito non poche modifiche nel corso del tempo:

    • riforma 2005: ha introdotto l’art. 10 bis (omesso versamento delle ritenute certificate);
    • riforma 2006: ha introdotto gli artt. 10 ter e 10 quater (omesso versamento dell’IVA e indebita compensazione);
    • riforma 2008: ha introdotto l’obbligo della confisca, anche per equivalente, del profitto del reato tributario;
    • riforma 2010: ha riscritto il delitto di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte;
    • riforma 2011: tesa all’inasprimento sanzionatorio (innalzamento pene, prescrizione, abbassamento soglie di punibilità);
    • riforma 2015: ha cancellato in parte gli effetti della riforma del 2011 e riscritto la norma dell’art. 3 d.lgs. n. 74/2000, risolvendo anche l’annosa questione della rilevanza penale dell’elusione fiscale, espressamente esclusa;

ultima delle quali, in ordine di tempo, attuata con D.L. 26 ottobre 2019 n. 124, coordinato con la L. di conversione 19 dicembre 2019 n. 157, recante “disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili”, che ha, sostanzialmente, innalzato le pene, abbassato le soglie di punibilità, introdotto la confisca di sproporzione (richiamo all’art. 240 bis cp.) e introdotto alcuni reati tributari nel D.lgs. 231/2001.

Tra le fattispecie annoverate nell’ambito dei reati tributari vi rientrano, a titolo esemplificativo, i delitti in materia di dichiarazione:

– art. 2 D.lgs n. 74/2000: “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”;

– art. 3 D.lgs n. 74/2000: “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici”;

– art. 4 D.lgs n. 74/2000: “dichiarazione infedele”;

– art. 5 D.lgs n. 74/2000 “omessa dichiarazione”.